Grande tema, quello della conoscenza, grande e  difficile

   Cosa vuol dire conoscere ?

   Conoscere significa apprendere e ritenere nella mente una nozione, essere in grado di intendere, di capire

   Avere notizia di qualcosa, sapere che c’è: conosco la musica

   Vuol dire anche riconoscere: nel dolor si conosce l’amico

   riferito alle persone, significa sapere chi siano;

   riferito a se stessi – conoscersi – vuol dire essere coscienti del proprio carattere, della propria indole.

   Nosce te ipsum, dicevano i latini, che l’avevano tradotto dal greco;  e Socrate ne fece la sua massima preferita, come invito a considerare i limiti della conoscenza umana.

   E certamente, una delle imprese più difficili – non basta l’impegno di  una intera vita…  – è quella di conoscere  se stessi, valutare i propri moti dell’anima, e tutto quel mondo di emozioni e pulsioni e sentimenti che ci fa essere quel che siamo

qualche volta non siamo prevedibili neanche a noi stessi, e può accaderci di restare disorientati dalle nostre stesse reazioni

   Quando invece consideriamo la parte esterna, visibile, il primo impatto con una persona lo abbiamo dal suo involucro, e l’ involucro – più o meno rivestito –  è la pelle, quest’organo così grande, solo apparentemente semplice e omogeneo, ma in realtà così complesso, mediatore tra il dentro e il fuori, certamente non solo rivestimento e organo di barriera, a confine e a difesa dal mondo esterno, ma anche di comunicazione e scambio, capace di grandi sbarramenti ma anche di cedimenti e di rovinose disfatte, come tutti i nostri organi…:

solo che, qui, ogni cosa si vede

   imparare quindi a conoscere il comportamento della pelle, e cercare di capire quali meccanismi la fanno funzionare al meglio o, viceversa, ne alterano le qualità e la danneggiano, può essere una buona strategia per affrontare i problemi e risolverli.

   Certamente tutti sappiamo, l’umanità lo ha imparato nell’esperienza e ciascuno di noi può capirlo – letteralmente sulla propria pelle – che alcune sostanze la danneggiano in modo diretto:  non abbiamo dubbi che un acido, o la soda caustica, la brucino, e dolorosamente abbiamo scoperto che non sopporta il fuoco o l’acqua bollente…

ma siamo arrivati più lentamente ad alcune nozioni, per esempio che ci si può intossicare, attraverso la pelle, fino a morirne, e che non si può verniciarla e chiuderla  in modo impermeabile.

   Che dire poi di tutta la problematica, attualissima, delle allergie da contatto?

   Siamo continuamente esposti a sostanze note o di nuova sintesi, nell’ambito del viver quotidiano o più strettamente professionale, e la pelle ha veramente il suo bel da fare, a riconoscere e distinguere quel che le aggrada e quel che le nuoce, e certamente noi non la aiutiamo, lavandola troppo o esponendola troppo al sole o impoverendola anche dal didentro, con un’alimentazione squilibrata, o con farmaci…

Una grande guerra, insomma, eppure la pelle, quando è intatta, quando sta bene, affronta tutto questo e se la cava egregiamente

   Può  accadere però  che parta svantaggiata fin dall’inizio, quando  sia strutturata in modo da  perdere il suo equilibrio, e da alterarsi anche ripetutamente e vistosamente, per predisposizione genetica.

E fra i due estremi – la risposta alle aggressioni fisiche, o chimiche, o microbiche – e le malattie ereditarie, ci sono le forme  combinate e sovrapposte…

   Perché come sempre è valido l’antico assioma “io sono io, più le circostanze”, e ciascuno di noi deve continuamente confrontare la propria personale struttura con l’ambiente circostante.

 

 

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